13 Domande SEO con relative risposte

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Ciro ScopeceDomande frequenti sulla SEO: risposte pratiche per chi lavora online
Ogni mese ricevo tantissime domande da imprenditori, e-commerce manager, freelance e professionisti del web che vogliono capire meglio come funziona davvero la SEO. Alcune richieste si ripetono, altre sono più curiose, ma tutte hanno un elemento in comune: il bisogno di chiarezza, senza tecnicismi inutili.
In questo primo articolo, ho raccolto e rispondo in modo diretto alle domande più interessanti, offrendo una lettura semplice ma approfondita. Ogni risposta nasce dall’esperienza concreta di chi lavora ogni giorno con siti web, posizionamento organico e strategie digitali.
Che tu stia cercando di far crescere il tuo sito, migliorare la visibilità di una pagina o semplicemente capire cosa conta davvero nel mondo della SEO di oggi, sei nel posto giusto.
Posso usare più valori separati da virgole nei campi dello schema markup?
No, non è una buona pratica. Quando compili il markup schema (quello usato per i dati strutturati del tuo sito), dovresti evitare di inserire più valori separati da virgole nello stesso campo. Facciamo un esempio concreto: se stai inserendo il codice GTIN di un prodotto, devi specificarne uno solo, perché è un codice univoco. Lo stesso vale per altri identificatori come l’ISBN. Se hai più codici da usare, assegna ciascuno alla sua proprietà specifica nel markup, così Google capisce bene a cosa si riferisce ogni valore.
I guest post a pagamento possono farci perdere posizioni su Google?
Sì, se il tuo sito accetta articoli ospiti (guest post) in cambio di denaro senza controllare la qualità dei contenuti e dei link, Google potrebbe penalizzarti. Con l’aggiornamento dei contenuti utili e altri sistemi già attivi, Google è in grado di riconoscere i siti che pubblicano materiale di scarso valore solo per posizionarsi meglio nei motori di ricerca.
Il rischio è concreto: perdere visibilità, calare nelle SERP, o essere percepiti come una piattaforma di bassa qualità. Il problema non è tanto il guest post in sé, quanto il fatto che venga pubblicato senza criterio, magari con link manipolativi o contenuti superficiali.
Google ignora il tag canonical? Ecco cosa fare
Se Google non rileva correttamente il tag canonical, niente panico. Il rel=”canonical” è solo uno dei tanti segnali che Google considera per capire quale URL mostrare nei risultati. Spesso, quando ci sono più versioni simili di una pagina (magari con parametri o duplicati), Google sceglie autonomamente quella che considera più rappresentativa.
Per indirizzarlo nella giusta direzione, devi uniformare tutti i segnali:
- inserisci il canonical corretto in ogni versione,
- imposta correttamente i reindirizzamenti,
- usa le Sitemap con URL preferiti,
- cura i link interni,
- e, se possibile, fai in modo che anche i link esterni puntino alla versione giusta.
Ricorda però una cosa importante: la canonicalizzazione non influisce sul posizionamento, ma solo su quale URL viene mostrato in SERP.
Contenuti brevi = indicizzazione più facile? Non proprio
Una domanda ricorrente tra chi lavora su nicchie molto specifiche è: “Se i contenuti sono brevi, Google li indicizza più facilmente?” La risposta è no.
La lunghezza dei contenuti non influisce direttamente sulla scansione o sull’indicizzazione. Google non valuta il “peso” di una pagina in termini di spazio da memorizzare, ma guarda l’interesse generale e la rete di link che porta a quella pagina.
Questo significa che anche una pagina lunga e dettagliata su un argomento molto specifico può essere indicizzata se ha link in entrata, è ben strutturata e fa parte di un sito affidabile.
Ordinamento dinamico e immagini prodotto: c’è davvero un nesso?
Molti e-commerce si chiedono: “Se uso un ordinamento dinamico delle schede, Google potrebbe non indicizzare le immagini dei prodotti?” La risposta è poco probabile.
Google non si ferma davanti a filtri o ordinamenti interattivi. Il problema vero è dove sono inserite le immagini. Per essere indicizzate correttamente, le immagini devono essere collegate alle pagine di dettaglio dei prodotti, dove Google può capire chiaramente a cosa si riferiscono.
Inoltre, non devi dipendere solo dalla pagina della griglia prodotti: crea una Sitemap XML o, se vendi online, invia un feed a Google Merchant Center. Così faciliti la scoperta delle tue pagine da parte di Googlebot.
Migrazione di un sito: quanto tempo ci vuole davvero?
“C’è una tempistica specifica per la migrazione di un sito? Dopo quattro mesi, il nuovo dominio non ha ancora raggiunto le posizioni del vecchio.”
La verità? Non esiste una scadenza precisa. Ogni migrazione è un caso a sé, e i grandi siti possono impiegare mesi per ritrovare l’equilibrio nei risultati di ricerca. Se sei ancora nel bel mezzo della transizione, è normale vedere fluttuazioni, cali temporanei o prestazioni discontinue.
Un errore comune è migrare solo una parte del sito: agli occhi di Google, potrebbe sembrare un cambiamento parziale, e non una vera migrazione. Inoltre, molti segnali SEO come link interni, redirect 301, file Sitemap aggiornati e coerenza nei contenuti devono essere perfettamente allineati per aiutare Google a comprendere la nuova struttura.
HTTP/3 può migliorare la SEO?
Andrea chiede: “L’utilizzo anche indiretto di HTTP/3, che migliora le prestazioni, potrebbe migliorare anche la SEO?”
La risposta breve è no, almeno per ora. Google non utilizza HTTP/3 come fattore di ranking né lo considera un criterio nella fase di scansione. Sebbene HTTP/3 offra vantaggi in termini di velocità e performance, questi miglioramenti non incidono direttamente sulle metriche considerate nei Core Web Vitals — cioè i segnali ufficiali che Google tiene in conto per valutare l’esperienza utente su una pagina.
Pensalo così: aggiornare il protocollo HTTP è un po’ come montare una RAM più veloce sul tuo server. Fa bene, ma da solo non sposta l’ago della bilancia SEO.
Perché Google usa ancora i backlink per il posizionamento?
Marco chiede: “Perché Google continua a utilizzare i backlink come fattore di ranking, se le campagne di link building non sono consentite?”
La domanda è lecita, e la risposta di Google è chiara: oggi i backlink hanno un peso molto minore rispetto al passato. Nonostante questo, restano ancora un segnale utile tra i tanti che Google considera per classificare le pagine nei risultati di ricerca. La Ricerca moderna si basa su centinaia di segnali, e i link sono solo una piccola parte dell’insieme.
Per quanto riguarda la manipolazione, Google dispone di algoritmi avanzati che individuano e annullano automaticamente i link artificiali o di bassa qualità. Chi investe in tecniche di spam o link a pagamento rischia seriamente di buttare soldi, poiché quei link vengono ignorati dai sistemi Google ancora prima di avere un impatto.
Usare sempre lo stesso anchor text per i link interni è un problema?
Samuele chiede: “È un problema se la maggior parte dei link interni ha lo stesso anchor text?”
Assolutamente no. Secondo Google, è del tutto normale che in un sito – specialmente in quelli con un buon numero di pagine – molti link interni abbiano lo stesso testo di ancoraggio. Succede spesso nei menu di navigazione, nelle griglie prodotto degli e-commerce o nei widget di sidebar, dove le voci si ripetono.
Questa ripetizione non crea problemi di SEO, né penalizzazioni. L’importante è che l’architettura interna del sito sia chiara, coerente e utile per l’utente.
Serve aggiungere anche lo schema dell’app se uso lo schema del sito web?
Domanda interessante da parte di Roberto: “Se aggiungo lo schema Website alla home page, devo aggiungere anche quello dell’applicazione software o dell’organizzazione?”
La risposta è: dipende (lo so, non è la più bella da sentire, ma è la più corretta in questo caso). Ogni schema ha un obiettivo diverso. Se il tuo sito rappresenta o promuove un’app, ha senso aggiungere anche lo schema SoftwareApplication. L’importante è strutturare correttamente i dati, evitando sovrapposizioni inutili.
Il consiglio di Google è di mantenere un solo nodo principale di tipo WebSite nella homepage. Gli altri tipi di schema possono essere nidificati (annidati) correttamente, ma non devono competere per lo stesso livello gerarchico.
Troppe pagine con tag noindex danneggiano il sito?
Alberto chiede: “È un problema per Google se ci sono troppe pagine con noindex? Questo può influire negativamente su scansione e indicizzazione?”
La risposta è chiara e rassicurante: no. Il tag noindex è uno strumento ufficiale e supportato da Google per escludere volontariamente delle pagine dall’indice. Anche se ne utilizzi molti, non penalizza il tuo sito né rallenta la scansione.
Quindi, se stai usando noindex per motivi editoriali, tecnici o strategici (ad esempio, su pagine duplicate, filtrate, o inutili per la SEO), stai facendo bene.
L'URL in una lingua diversa dalla pagina influisce sulla SEO?
Enea chiede: “Se l’URL è in una lingua diversa rispetto a quella dei contenuti della pagina, può influenzare il ranking su Google?”
La risposta è semplice: no, non ci sono effetti negativi sul ranking. Google è perfettamente in grado di gestire URL scritti in una lingua diversa da quella dei contenuti della pagina.
Tuttavia, potrebbe essere un problema per gli utenti. Se un URL è scritto in caratteri o parole che non corrispondono alla lingua della pagina, potrebbe risultare poco chiaro o scoraggiare il clic, specialmente quando l’URL viene condiviso.
Cosa fare se i tuoi contenuti vengono copiati da siti che usano AI o fanno scraping?
Katia chiede: “Cosa dovrebbero fare gli autori di contenuti se scoprono che i loro testi vengono copiati da siti che usano l’intelligenza artificiale o tecniche di scraping per ottenere un miglior posizionamento su Google?”
Se ti capita di vedere i tuoi contenuti plagiati da altri siti, magari modificati quel tanto che basta per sembrare diversi, sappi che questo comportamento è considerato spam secondo le linee guida di Google. I sistemi di Google sono progettati per rilevare tali pratiche scorrette e penalizzare i siti che le adottano.
Inoltre, Google incoraggia gli autori a segnalare questi casi tramite il modulo ufficiale per lo spam. Questo aiuta non solo a migliorare il ranking in modo equo, ma anche a rafforzare gli algoritmi contro il plagio e le tecniche automatizzate abusive.
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Ciro Scopece
SEO Specialist e sviluppatore WordPress con oltre 5 anni di esperienza nella realizzazione di siti performanti e ottimizzati per la Ricerca Google. Partner certificato Google Ads.
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